Il termine “assertività” indica uno stile comportamentale caratterizzato dalla possibilità di scegliere liberamente come agire, in relazione ai propri desideri e bisogni e contemporaneamente nel rispetto dei diritti delle altre persone. Evidentemente, si tratta di una condizione realizzabile nel momento in cui esiste un equilibrio tra la considerazione per sé stessi e quella per gli altri.
Spesso, nelle relazioni interpersonali, gli individui possono collocarsi nelle posizioni estreme del comportamento passivo (in cui si abdica ai propri bisogni e alle proprie opinioni per privilegiare quelli degli altri) e del comportamento aggressivo (in cui il perseguimento dei propri obiettivi viene portato avanti a prescindere o addirittura a spese delle altre persone). Entrambi questi stili comportamentali sono definibili come anassertivi, e possono creare numerosi problemi di tipo comunicativo e relazionale.
Schematicamente possiamo individuare due modalità relazionali:
- le relazioni affettive, di vicinanza e di condivisione
- le relazioni oppositive, di conflitto e di “allontanamento”.
Le prime si qualificano come amichevoli, sostanzialmente basate su un desiderio di piacere e di scambio reciproco. Le seconde sono invece quelle che hanno alla base una richiesta dell’altro che non si condivide, si basano sul NO e sul rifiuto di quanto richiesto o offerto.
Nel modello della comunicazione assertiva tali relazioni si possono esprimere con modalità “socialmente adeguate” assertive o “socialmente inadeguate” anassertive.
L’anassertività si qualifica, in entrambe le possibili relazioni individuate dal modello, come passive o aggressive.
Quindi esiste una aggressività e una passività sia nelle relazioni oppositive che in quelle affettive.
La persona passiva tende infatti ad essere facilmente influenzabile, a voler accontentare gli altri e generalmente fatica ad esprimere le proprie esigenze o le proprie idee. Spesso si tratta di persone con una bassa autostima ed una elevata ansia sociale, che cercano di ottenere l’approvazione degli altri. Se, da un certo punto di vista, l’accondiscendenza e la disponibilità possono apparire utili per essere accettati, dall’altro lato creano forti limitazioni alla libertà individuale e facilmente possono determinare situazioni in cui gli altri tendono ad approfittarsene. Un esempio piuttosto comune è quello della persona incapace di dire di no di fronte alle richieste di favori: è facile intuire come si possa cadere facilmente in un circolo vizioso in cui più una persona è disponibile, più aumentano le richieste.
La persona aggressiva, invece, tende a concentrarsi esclusivamente sui propri bisogni e ad ignorare le conseguenze che i propri comportamenti possono avere sugli altri. Spesso queste persone appaiono poco empatiche e comprensive, e possono utilizzare anche comportamenti coercitivi o minacciosi. In genere incutono timore e spesso ottengono quello che desiderano, ma faticano ad entrare in relazione con gli altri e non ne ottengono la simpatia. Un esempio è quello della persona che tende ad imporre le proprie opinioni in tutte le discussioni, anche alzando la voce, disprezzando le idee altrui e rifiutandosi di assumere il punto di vista degli altri.
La persona assertiva non ha paura di esprimere sé stessa (idee, sentimenti, desideri) e di comportarsi in modo da ottenere ciò che desidera, ma sa ascoltare gli altri, tiene in considerazione le loro opinioni, e si muove con fermezza ma anche con rispetto. Generalmente, le persone assertive sono quelle che ottengono veramente la stima degli altri e sono viste come persone decise, con le idee chiare e capaci di farsi rispettare ma anche gentili, comprensive e abili a gestire le relazioni interpersonali.
Risulta quindi evidente che l’assertività non è una “via di mezzo” tra la passività e l’aggressività quanto piuttosto una “terza via”, che si rivela il modo più vantaggioso di relazionarsi con sé stessi e con gli altri. Comportandosi in modo assertivo ci si sente liberi, a proprio agio ed efficaci; non si rinuncia ai propri obiettivi e quindi si incrementano le possibilità di avere successo e di realizzare i propri desideri. Nello stesso tempo, non ci si sente in colpa verso gli altri, non ci si fa manipolare, non si prevarica nessuno, e questo migliora la propria immagine sociale e la possibilità di coltivare relazioni sincere e soddisfacenti in tutti i campi della propria vita. Qui di seguito viene proposta una tabella che compara i tre differenti stili comportamentali.
Persona Aggressiva |
Persona passiva |
Persona Assertiva |
É attenta solo a sé stessa Raggiunge i propri obiettivi a spese degli altri Prevarica Utilizza metodi coercitivi Tende ad essere ostile ed irata |
É attenta solo agli altri Non raggiunge i propri obiettivi Permette che siano violati i propri diritti Lascia che gli altri decidano per lei Tende ad essere inibita ed ansiosa |
É attenta a sé e agli altri Raggiunge i propri obiettivi senza offendere o prevaricare Si fa rispettare senza prevaricare Utilizza metodi motivanti e gratificanti É equilibrata nel rapporto con gli altri |
I diritti assertivi
I diritti assertivi assieme al concetto della reciprocità sono alla base della comunicazione assertiva. Essi comprendono il rispetto di sé stessi, delle proprie esigenze, sentimenti e convinzioni, (es: “ho il diritto di rifiutare senza sentirmi in colpa”; “ho il diritto di chiedere aiuto”, ecc.).
- Diritto di agire allo scopo di garantire la propria dignità, la propria felicità e soddisfazione, di raggiungere i propri scopi e progetti senza violare i diritti degli altri
- Diritto di chiedere aiuto
- Diritto di chiedere informazioni
- Diritto di dire No senza sentirsi in colpa
- Diritto di dire Non So
- Diritto di sbagliare
- Diritto di cambiare idea
- Diritto di prendersi il tempo necessario prima di dare una risposta
- Diritto di fare meno di quello che è il proprio limite dell’umanamente possibile
- Diritto di avere e manifestare sentimenti ed emozioni
- Diritto di sentirci bene con noi stessi indipendentemente dalle condizioni di altri
I 5 livelli dell'assertività
La struttura concettuale dell'assertività si basa sull’acquisizione il funzionamento di competenze che vengono distinte in cinque livelli ognuno dei quali ne definisce un aspetto. Tale modello riordina concettualmente le skills descritte nel capitolo sulle abilità sociali.
Il primo livello è costituito dalla capacità di riconoscere le emozioni, il cui obiettivo riguarda l'autonomia emotiva e la percezione delle emozioni senza il coinvolgimento negativo legato alla presenza di altre persone (arrossire, balbettare, vergognarsi, ecc.).
Il secondo livello riguarda la capacità di comunicare emozioni e sentimenti, anche negativi, attraverso molteplici strumenti comunicativi utilizzando la libertà espressiva, ovvero il controllo delle reazioni motorie senza che queste siano alterate o inibite dall'ansia e dalla tensione.
Il terzo livello troviamo la consapevolezza dei propri diritti nel senso di avere rispetto per sé e per gli altri. Esso ha un ruolo centrale nella teoria dell'assertività in quanto la distinzione tra i comportamenti aggressivi, passivi e assertivi si fonda sui diritti e sul principio di reciprocità.
Il quarto livello è rappresentato dalla disponibilità ad apprezzare sé stessi e gli altri. Questo implica la stima di sé, la capacità di valorizzare gli aspetti positivi dell'esperienza con una visione funzionale e costruttiva del proprio ruolo sociale.
Il quinto livello è relativo alla capacità di auto-realizzarsi e di poter decidere sui fini della propria vita. Per raggiungere tale obiettivo è necessario possedere un'immagine positiva di sé stessi, fiducia e sicurezza personale.
Il possedere tali caratteristiche comporta una maggiore capacità di autocontrollo, di intervento sulle situazioni e di soluzione dei problemi, un "ambiente interno "rilassante che permette di percepire le difficoltà non come occasioni negative di frustrazione, ma come ostacoli da superare abilmente. Gli obiettivi dei vari livelli vengono raggiunti intervenendo sia sull'aspetto concettuale, di contenuto, sia sull'aspetto tecnico, riguardante il modo di agire e di comunicare.
In sintesi le potenzialità e i limiti del messaggio assertivo
- Comunica in prima persona (utilizza il pronome "io"): il messaggio assertivo non accusa l’altro (ad esempio non dice: “Tu hai fatto questa cosa, sei maleducato!”), ma parla in prima persona (ad esempio potrebbe dire: “Io mi sono sentito male in questa situazione!”)
- É onesto (esprime ciò che realmente si sente o si pensa). Parte dal riconoscimento delle proprie emozioni e delle proprie opinioni e le esprime (ad esempio: “Sento che questa situazione mi mette a disagio perché non mi sento libero/a di esprimermi”).
- Minimizza i rischi di incomprensione. Affermando le nostre posizioni mettiamo gli altri nella condizione di conoscere i nostri pensieri, emozioni, desideri e bisogni. In tal modo si evita che gli altri siano costretti a fare supposizioni su di noi, che in molti casi potranno rivelarsi errate (se non mi dici come la pensi o cosa provi potrei provare ad immaginarmelo e non è detto che ci azzecchi! Anzi...).
- Lo stile assertivo mantiene e favorisce lo scambio comunicativo tra le persone, garantendo una crescente disponibilità al dialogo e al confronto.
- Non sempre la risposta assertiva è la più adeguata. Saranno le situazioni e le caratteristiche del nostro interlocutore a farci optare per uno stile comunicativo oppure per un altro. Non si auspica l’assertività a tutti costi, con tutte le persone e in tutte le situazioni. Occorre saper scegliere.
- Possiamo influire sul comportamento altrui soltanto entro un certo limite. Al di là di questo limite il problema non è più nostro ma dell'altro. Per quanto assertiva possa essere una persona, se l’interlocutore non le permette di esserlo, non c'è tecnica che tenga.
- L'aspetto più apprezzabile dell'affermazione di sé è dato dalla sensazione positiva che si prova quando si esprime se stessi.
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