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Chlamydia

 

 

Descrizione:

Chlamydia trachomatis è un batterio aerobico[1] gram-negativo[2] e patogeno obbligato. Gli esseri umani sono il suo ospite esclusivo, in cui porta all'insorgenza della clamidia, una delle principali malattie infettive sessualmente trasmissibili, insieme a sifilide, gonorrea e la tricomoniasi. Il batterio può essere trasmesso per via sessuale e dare luogo ad una infezione urogenitale, con o senza sintomi. Tra tutte le infezioni batteriche sessualmente trasmesse, l’infezione che questo batterio causa è la più frequente. La Chlamidia trachomatis si trasmette, tramite il liquido seminale e le secrezioni vaginali e si può trasmettere attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale e orale). Sono maggiormente a rischio, uomini e donne sessualmente attivi, che non utilizzano, o utilizzano male, i metodi contraccettivi di barriera e/o cambiano spesso partner sessuali.

Sintomi: Quando l’infezione è sintomatica, i sintomi appaiono dopo un periodo d’incubazione di 7-21 giorni e sono rappresentati: nell’uomo da modiche perdite uretrali bianco-grigiastre e disuria; nella donna, da perdite vaginali bianco-giallastre, talora maleodoranti, dolore pelvico, bruciore e dolore durante i rapporti sessuali e disuria.

Se il batterio viene trasmesso attraverso un rapporto anale, l’infezione può causare una proctite; se trasmessa attraverso un rapporto orale, invece, può provocare una faringite.

 

Diagnosi:

La clamidia può essere identificata con varie metodiche di laboratorio, ognuna con caratteristiche diverse in termini di costi, velocità di esecuzione e attendibilità dei risultati.

  • La diagnostica convenzionale si basa sul riconoscimento della clamidia al microscopio con tecniche di immunofluorescenza: si tratta di un esame abbastanza lungo e costoso e che richiede una buona esperienza del medico di laboratorio nonchè un campione biolgico ottimamente prelevato.
    Una variante della metodica è costituita dall’indagine in immunocromatografia che si basa su una reazione anticorpo-antigene: costituisce una procedura molto più veloce ed economica ma gravata da un’incidenza non trascurabile di falsi positivi (risulta quindi più adatta per i test di screening).
  • Esiste anche una diagnostica molecolare che prevede di riconoscere direttamente parti del DNA della clamidia nei liquidi biologici mediante polymerase chain reaction (PCR) . Queste metodiche hanno un’attendibilità diagnostica molto elevata e sono utilizzabili anche quando la carica batterica nel liquido biologico è molto bassa (come nei casi di infezione cronica). I tempi sono lunghi e i costi ovviamente molto alti: si usano solo in casi particolari o come conferma di altri test già eseguiti.

Gli esami sierologici prevedono invece la ricerca degli anticorpi anti-clamidia nel sangue dei pazienti in cui si sospetta l’infezione. Nella pratica clinica si sono dimostrati poco utili perchè non è facile distinguere le infezioni in atto dalle pregresse esposizioni.

 

Trattamento:

Il farmaco di prima scelta per il trattamento dell’infezione urogenitale da Chlamidia trachomatis è l’azitromicina. In alternativa si può ricorrere alla doxicillina. Il partner sessuale va sempre trattato. L’eritromicina costituisce l’antibiotico di riferimento per la gravida e il neonato infetti. La prevenzione include avere un solo partner sessuale e fare uso del preservativo.

  

[1] I batteri appartenenti a questo gruppo traggono energia dalla respirazione aerobica; pertanto, hanno assolutamente bisogno di ossigeno (O2) per sopravvivere.

[2] Si definiscono Gram-negativi quei batteri che rimangono colorati di rosa dopo aver subito la colorazione di Gram. Si contrappongono ai batteri Gram-positivi, che invece rimangono colorati in blu-violetto all'inizio del procedimento di Gram. Questa distinzione è utile per distinguere i batteri in base alla loro minore o maggiore resistenza agli antibiotici.

 

 

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