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Il disturbo ossessivo da relazione

 

 

Ti sei sposato con una persona spiritosa, affascinante e premurosa ma non puoi smettere di pensare che avresti potuto trovare un partner migliore (quello che io comunemente definisco “il rimorso del compratore”)

Pensi che il tuo partner abbia delle “labbra troppo sottili”. Continui a rimuginare su questo problema e pensi di non riuscire a stare assieme a una persona con questo “difetto” per il resto della tua vita. Così inizi a guardarti attorno per valutare altre persone con delle labbra più carnose

Frequenti il tuo partner da diversi anni e ogni tanto salta fuori il discorso matrimonio. Anche se il tuo partner è fantastico e tu sei felice, non riesci a smettere di pensare se lo ami a sufficienza (o se lui ti ama a sufficienza).

Tendenzialmente il disturbo, parte da una semplice riflessione-domanda, ad esempio: “Ma io amo veramente il mio partner?” “Ma il mio cuore batte ancora forte per il mio partner?”.
A partire da domande di questo tipo, l’individuo con ROCD apre un varco fatto di dubbi, rimuginazioni e ricerca di prove del fatto che l’amore sperimentato sia quello autentico e vero.
Queste ossessioni spesso portano la persona a chiedere o ricercare nella loro mente o all’esterno, certezze irrealistiche e assolute circa la validità dei sentimenti provati o della “perfezione” del partner.

Le ossessioni nel disturbo ossessivo compulsivo, possono essere definite come pensieri ripetuti, idee, immagini mentali o impulsi che un individuo sperimenta in modo intrusivo, indesiderato e/o inappropriato.

E in particolare, il doc da relazione è una forma di disturbo ossessivo compulsivo (ROCD) nel quale la persona sperimenta, appunto pensieri intrusivi, indesiderati e pervasivi, riguardanti la qualità e l’autenticità dell’amore nei confronti del proprio partner, e agisce attraverso delle compulsioni per alleviarne l'ansia.

Vorrei precisare subito che questo disturbo non va confuso con la paura di amare. Nel doc da relazione, infatti, la persona non ha paura dell’intimità o della vicinanza in sé, ma è impaurita al pensiero di non provare più sentimenti autentici e di essere all’interno di una relazione sbagliata. Il problema principale, quindi, non è la paura di amare ma l’incertezza dei propri sentimenti.

Inutile dire che il doc da relazione, esercita un impatto negativo non solo in chi lo vive in prima persona, ma anche sul partner. Le relazioni di un soggetto con ROCD possono essere caotiche e instabili a causa delle continue incomprensioni, dei continui scontri e delle rotture apparentemente infinite. Anche il partner più indulgente e disponibile può finire col sentirsi logorato di fronte ai continui dubbi e comportamenti manifestati dal partner.

Due sono le manifestazioni comuni di questa sintomatologia; anche se in molti casi possono presentarsi contemporaneamente:

  • sintomi ossessivo-compulsivi centrati sulla relazione:

le persone si sentono perseguitate da dubbi e preoccupazioni su ciò che provano nei confronti dei loro partner, sui sentimenti che i partner hanno nei loro confronti e su quanto la relazione sia ‘giusta’. Possono ripetutamente avere in testa pensieri del tipo: “È questa la relazione giusta per me?” oppure “Quello che provo non è vero amore!”, o ancora “Sto bene con lui/lei?”, “Il mio partner mi ama davvero?”.

  • sintomi focalizzati sul partner:

In questo caso il nucleo delle ossessioni è rappresentato da caratteristiche fisiche del partner (come ad esempio una parte del corpo), da qualità sociali (per esempio, il non possedere i requisiti per avere successo nella vita) o ancora da aspetti quali ad esempio la moralità, l’intelligenza, o la stabilità emotiva (“Non è abbastanza intelligente per me”, “Non è una persona sufficientemente stabile con la quale posso portare avanti un progetto di famiglia”).

Una importante caratteristica del disturbo, inoltre è la fissazione ossessiva verso i difetti o le imperfezioni fisiche o caratteriali del partner; nonché il dubbio sulla compatibilità e/o sulla possibilità che il loro rapporto possa durare per sempre. Ciò inevitabilmente implica viene ad implicare anche un ulteriore preoccupazione ossessiva di danneggiare emotivamente il proprio partner qualora si decidesse di continuare la relazione, pur avendo dei dubbi.

Come prerogativa di ogni forma di disturbo ossessivo-compulsivo, il soggetto esperisce una varietà di ossessioni (dubbi, pensieri, domande) e di compulsioni (rituali di comportamento come gesti o azioni ripetitive, o di pensiero attraverso formule magiche, preghiere e ripetizione di parole) il cui scopo è quello di tentare di sopprimere, o quanto meno ridurre, la frequenza di questi pensieri, così come di ridurre l’ansia sperimentata.

  • prestare attenzione e controllare i propri sentimenti (“Provo amore nei confronti del mio partner?”) e i propri comportamenti (“sto forse guardando altre donne/uomini?”);
  • confrontare la propria relazione con quella di altre persone, come amici, colleghi o anche le relazioni sentimentali di personaggi della tv (“sono felice come loro?”);
  • rassicurarsi richiamando alla memoria esperienze con l’attuale partner in cui si sono sentite certe di ciò che provavano.

Ecco le ossessioni più comuni:

  • Che cosa succederebbe se non fossi davvero attratto da lui/lei?
  • Che cosa succederebbe se non lo amassi davvero?
  • Oggi non l’ho pensato per tutto il giorno, vuol dire che non lo amo veramente?
  • Se non ho “completamente” goduto di quel bacio, vuol dire che non sono davvero attratto dal mio partner?
  • Ho notato un altro ragazzo/a attraente questo vuol dire che non amo il mio partner?
  • Mi è piaciuto trascorrere del tempo da sola/o, mentre il mio compagno era fuori per lavoro. Questo vuol dire che non sono veramente innamorata del mio partner?
  • Ci sono momenti in cui mi sento spento al pensiero di vivere l’intimità con il mio partner. Questo è la prova del fatto che io non sono sessualmente attratta/o da lei/lui e quindi c’è qualcosa che non va nella relazione.

Ed ecco le compulsioni:

  1. Compulsioni finalizzate al controllo

 

  • Fare sesso con il partner per verificare l’eccitazione e/o le sensazioni di “connessione emotiva.”
  • Confessare ripetutamente al partner dei dubbi nei confronti della relazione.
  • “Testare” i propri sentimenti trascorrendo del tempo flirtando con gli altri o cercando profili di persone nei siti di incontri, per verificare l’attrazione nei confronti del partner.
  • Ricercare on-line in maniera compulsiva argomenti sulle questioni di amore o di coppia.

 

  1. Compulsioni evitanti

 

  • Evitare di frequentare persone che potrebbero essere vissute come “attraenti” e quindi come fonte di minaccia rispetto alla propria storia.
  • Evitare di entrare in intimità col partner (verbalmente, fisicamente o entrambi gli scenari).
  • Evitare di dire “ti amo” o di complimentarsi col partner.

 

  1. Ricerca di rassicurazioni

 

  • Chiedere alla famiglia e agli amici di valutare la solidità del proprio rapporto.
  • Chiedere alla famiglia e agli amici di confermare il fatto che il proprio partner sia attraente e “appetibile sessualmente”.
  • Chiedere alla famiglia o agli amici se pensano che la propria relazione possa durare per sempre o se è destinata al matrimonio.
  • Chiedere in modo compulsivo agli altri informazioni sulla qualità delle loro relazioni per fare dei confronti con il proprio rapporto.

 

  1. Compulsioni mentali che contribuiscono ad alimentare il circolo vizioso del disturbo.

 

  • Controllare mentalmente l’eccitazione o l’attrazione sperimentata durante il sesso o altri momenti intimità col partner: ad esempio il bacio, quando si dice “ti amo” ecc.…
  • Paragonare mentalmente il proprio rapporto con quello di amici e familiari per vedere se la propria relazione sia “migliore o peggiore”.
  • Paragonare mentalmente il proprio rapporto con pensieri e sentimenti espressi nelle canzoni d’amore, nei romanzi o nei film romantici.
  • Rivedere mentalmente le relazioni passate e confrontarle con la storia attuale.

Come per tutte le forme di OCD, le compulsioni nel ROCD vengono messe in atto nel tentativo di ottenere una tregua temporanea dall’ansia generata dai pensieri-dubbi ossessivi.

 

Chiaramente poi, durante la seduta una delle domande più frequenti che una persona mi porrà sarà:

“Mi scusi ma io come faccio a sapere se quello che sento è dettato dal disturbo o se, effettivamente, non provo più nulla per il mio partner?”

Precisiamo che non c’è modo di conoscere con la certezza del 100% se una relazione sia “giusta” o “sbagliata”, proprio come non possiamo essere certi che una relazione sarà destinata a durare per sempre. Sperimentare una certa quantità di ansia e incertezze rispetto ai rapporti di coppia, è abbastanza naturale e chiunque viva un rapporto nell’ottica del “per sempre”, è opportuno che impari ad accettare che un rapporto è soggetto a mutamenti e può andare incontro ad una fine.
Accettando l’incertezza come un’esperienza “normale”, si potrebbe iniziare a sperimentare un rapporto autentico e profondo con la persona che si ama. È naturale, infatti che nel corso dei mesi e degli anni, il rapporto possa mutare, e con esso tutti gli elementi che vi orbitano intorno, e soprattutto l’intesa sessuale. Questo non deve spaventare, ma far riflettere in modo preventivo per evitare allarmismi puri e semplici. “Non ho più voglia di fare l’amore come all’inizio della nostra storia” o “Non provo più attrazione per lui/lei?” infatti, sono alcuni esempi di domande che chi soffre di DOC da relazione si pone inizialmente in modo sporadico. Proseguendo queste diventano sempre più incalzanti e fisse nella mente, fino a mettere a rischio la relazione.

La terapia del Disturbo Ossessivo Compulsivo

Attualmente il trattamento psicoterapeutico base e di elezione per la cura del Disturbo Ossessivo Compulsivo è quello cognitivo-comportamentale che sostanzialmente si divide in più fasi:

1° fase: assessment (valutazione). Durante l’assessment si ha l’obiettivo di comprendere la natura del problema presentato dal paziente e di giungere a un’ipotesi diagnostica e a un progetto terapeutico personalizzato.

2° fase: restituzione e contratto. Dopo la fase di assessment, si condivide con il paziente la concettualizzazione del caso secondo il modello cognitivo, soffermandoci sui fattori di vulnerabilità legati alla sua storia di vita, sui fattori di scompenso, sul problema attuale e sui meccanismi che lo mantengono e lo alimentano, e infine sul suo funzionamento interpersonale, in modo che il terapeuta e il paziente condividano i medesimi obiettivi terapeutici, che dovranno essere decisi e poi fissati nel contratto terapeutico.

3° fase: riduzione della sintomatologia. Ridurre i comportamenti compulsivi, interrompere i fattori di mantenimento e i rinforzi negativi per ottenere un’estinzione o un’attenuazione dell’ansia.

4° fase: ristrutturazione delle credenze e delle metacredenze disfunzionali.

5° fase: imparare a tollerare l’idea che taluni eventi pensati o immaginati possono anche accadere, vale a dire che non è possibile prevenirli a ogni costo.

6° fase: prevenzione delle ricadute. Consiste nell’aiutare il paziente a cercare di valutare tutte le possibili difficoltà che potrebbe incontrare in futuro affrontandole con le tecniche apprese durante il percorso terapeutico.

Le tecniche utilizzate durante il percorso terapeutico cognitivo-comportamentale:

·      Psicoeducazione

Fornisce informazioni dettagliate sul Disturbo Ossessivo Compulsivo, sulla natura dei pensieri ossessivi, dei comportamenti compulsivi, sulla possibile eziologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo e sui trattamenti di provata efficacia.

·      ERP

La ERP (Abramowitz, Taylor e McKay 2009) è la tecnica comportamentale più importante nella terapia del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Per vincere l’ansia associata agli stimoli ossessivi è necessario esporre gradualmente l’individuo agli stimoli in assenza di rituali comportamentali. Nella terapia cognitiva l’esposizione a pensieri e situazioni “contaminanti” ha l’intento di mettere in discussione le credenze sulle conseguenze catastrofiche che il contatto con questi stimoli comporta. La prevenzione delle risposte (o l’eliminazione delle strategie protettive comportamentali) diviene una specie di “manovra di falsificazione”, capace di dimostrare che nessun evento catastrofico segue alla falsità delle credenze originali.

·      Ristrutturazione cognitiva

Come abbiamo fin qui descritto, il funzionamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo è mantenuto da alcune specifiche credenze cognitive (intolleranza dell’incertezza; pensiero catastrofico; pericolosità e inaccettabilità dell’ansia provocata dai pensieri, responsabilità) la cui ristrutturazione rappresenterà uno degli obiettivi della terapia.

 

Fonte:

Doron, G., Derby, D., & Szepsenwol. O. (2014). Relationship obsessive-compulsive disorder (ROCD): A conceptual framework. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 3, 169-180.

Dorz S., Novara C., Sanavio E. (1999), Il chiodo fisso. Come comprendere e sopravvivere alleossessioni, F. Angeli, Milano.

Lorenzini R., Sassaroli S. (2000), La mente prigioniera. Strategie di terapia cognitiva, R. Cortina, Milano.

Mazzoni G., Freccioni C., Tarantino L., Ammendola E. (2016), Il disturbo ossessivo-compulsivo, in La Mela (a cura di. 2016), I protocolli clinici della terapia cognitive-comportamentale, Maddali e Bruni, Firenze.

Rachman S., Hodgson R.L. (1980), Obsession and compulsions, Englewood Cliffs, Prentice-hall.

Salkovskis P.M. (1985), Obsessional-compulsive problems: a cognitive-behavioural analysis, in «behaviour research and therapy», 23, pp. 571-583.

Wells A. (2008), Metacognitive therapy for anxiety and depression, Guilford, New York.

Wells A., Matthews G. (1994), Attention and emotion. A clinical perspective, Erlbaum, Hove.

 

 

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