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Urologo o sessuologo?

 

Urologo o sessuologo?

 

Molti pazienti con disturbi della sfera sessuale si pongono questo quesito: a quale Medico mi rivolgo? Urologo? Andrologo? Sessuologo? Ginecologo? E infatti capire da chi si sta andando non è così facile, specialmente in Italia: la mancanza di informazioni e la confusione che ruota intorno a certe figure professionali è sempre stata il simbolo e il “vanto” del nostro Paese.

Vi dirò subito che la scelta esatta sarebbe quella di andare da entrambi, in quanto si completano nel percorso diagnostico e terapeutico nella gran parte dei casi dei disturbi della sfera sessuale maschile, sicuramente in quelli più comuni come il deficit d'erezione e nei disturbi della fase eiaculatoria.

Il sessuologo è lo specialista che si occupa della sessuologia nel campo della clinica e della ricerca. Teoricamente può essere sessuologo chiunque appartenga all'area medico-clinica e si occupi di sessualità. Tuttavia è consuetudine che il titolo di sessuologo sia utilizzato sia nel linguaggio comune sia in quello scientifico per indicare la figura professionale dello psicologo psicoterapeuta formalmente specializzato in sessuologia e più specificamente definito sessuologo clinico o psicosessuologo.

le specifiche competenze del sessuologo clinico vi è la conduzione della Terapia Sessuale (o Sex Therapy) che rappresenta un approccio terapeutico per il superamento delle disfunzioni sessuali basato sui principi della psicoterapia cognitivo-comportamentale sviluppati dalla moderna sessuologia per un trattamento psicoterapeutico centrato sulla soluzione della sintomatologia sessuale nel breve periodo.

La Sex Therapy prevede il suggerimento all'individuo e/o alla coppia di specifici momenti esperienziali (mansioni sessuali) da vivere nel privato, al di fuori delle sedute, utili ad una rielaborazione pratica degli schemi emotivi e comportamentali alla base del problema sessuale. L'approccio terapeutico che caratterizza la moderna sessuologia fa riferimento ad un modello integrato che associa tecniche e principi propri di diversi modelli psicoterapeutici tradizionali che, oltre alla già citata psicoterapia cognitivo-comportamentale, comprendono la psicoterapia breve strategica, la psicodinamica, l'approccio sistemico-relazionale, l'ipnosi clinica, il training autogeno e le psicoterapie ad integrazione corporea.

 

L'andrologo invece, è un medico specializzato in andrologia. L'andrologia è quella branca della medicina, che si occupa di studiare e seguire a livello medico la vita sessuale di un uomo dalla nascita in poi. È una specialità clinica e chirurgica e spesso si interseca con l'urologia, branca della medicina che si occupa della prevenzione, diagnosi e cura delle malattie dell'apparato urinario e genitale maschile. Durante il controllo specialistico viene effettuato un esame fisico dell'uomo per controllare: le condizioni generali di salute e distribuzione pilifera; lo sviluppo dei genitali; la consistenza e la sensibilità dei testicoli; la misura del pene e lo stato delle mammelle.

L'andrologia, in pratica, può essere considerata la controparte della ginecologia

Ad appannaggio esclusivo dell'andrologo, quindi vi sono tutte le problematiche prettamente organiche e chirurgiche come, ad esempio, il varicocele, l'idrocele, la fimosi, e l'ipospadia.

Il sessuologo, invece, ha a sua prerogativa tutte le problematiche di natura psicologica come le parafilie, i disturbi del desiderio sessuale e le problematiche di coppia.

I disturbi della fase eiaculatoria e i deficit d'erezione, dato che in molti casi l'eziologia è mista, ovvero sia organica che psicogena, vengono trattati da entrambi gli specialisti, e bisogna quindi seguire un percorso parallelo per poter essere sicuri della riuscita terapeutica. È molto comune, anzi, dovrebbe essere obbligatorio, che una volta rivoltosi ad una delle due figure, il paziente venga poi consigliato ad un collega dell'altra specialità.

In tandem queste due specializzazioni garantiscono la massima efficacia nella risoluzione delle problematiche relative alla sfera sessuale con una percentuale di successo altissima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I dati della letteratura scientifica evidenziano che il 30-40% dei giovani maschi di età compresa tra i 16 e i 18 anni presentano una patologia “andrologica". Quelle più frequenti sono il varicocele (dilatazione delle vene del testicolo), la fimosi (restringimento del prepuzio), l'idrocele (raccolta di liquido nel testicolo), l'ipospadia (apertura del meato uretrale esterno in sede anomala), il tumore del testicolo, e infine eiaculazione precoce (fino a un 30% dei ragazzi) e disfunzione erettile. Si tratta di patologie che possono interferire sulla fertilità e sessualità del giovane. Per ragioni sociali l’età della paternità si è spostata di molto in avanti e il fattore tempo è fondamentale per evitare che patologie banali diventino irreversibili. Ad esempio solo per rarissimi casi esiste la terapia medica dell’infertilità. Nel dettaglio è emerso che per un ragazzo su dieci è necessario un piccolo intervento chirurgico non urgente per le patologie riscontrate (varicocele, ernia inguinale, idrocele, fimosi, frenulo corto); per un ragazzo su cento è emersa la presenza di una patologia (pene curvo congenito) che il ritardo diagnostico può riflettersi nella sfera sessuale; ancora un ragazzo su 100 presenta testicoli di volume estremamente ridotto per cui si rende necessaria una visita più approfondita per verificare la presenza di malattie più gravi. Altro dato su cui riflettere è che solo il 33% dei diciottenni maschi usa sempre il profilattico. Pochissimi hanno chiaro cosa siano le malattie a trasmissione sessuale. Ma il dato più allarmante è sempre l’ignoranza sull’argomento sessualità, i ragazzi di oggi hanno le stesse idee di quelli di 10 anni fa, con l’aggravante che oggi la tecnologia consente un’informazione continua, dunque più possibilità di essere informati ma uguale non conoscenza.


I maschi italiani non sanno bene chi sia un andrologo o comunque difficilmente si rivolgono a lui, senza sapere che anche la sessualità maschile ha bisogno di prevenzione. La prevenzione corretta deve iniziare durante la prima adolescenza, quando i ragazzi escono dalla fase di assistenza pediatrica. In assenza di problemi o fastidi specifici, si può seguire il seguente calendario di visite andrologiche:

  • Prima visita tra i 14 e i 16 anni
  • Seconda visita tra i 18 e i 20 (importante soprattutto dopo l’abolizione della leva obbligatoria)
  • Terza vista tra i 35 e 40 anni
  • ulteriori appuntamenti da decidere con il proprio medico.

Al di là delle visite regolari di prevenzione ci sono alcuni segnali che devono suggerire, ai genitori del ragazzino o all'uomo stesso, la necessità di un controllo (ad esempio: comparsa di fastidio nell'area genitale o la presenza di un’asimmetria del volume testicolare).

 

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